venerdì 27 aprile 2012

Post Fuorisalone

Gli ultimi trolley se ne sono andati  e le installazioni sono state smontate.
In ZonaTortona il parrucchiere è tornato tale, il panettiere ha smesso di sfornare focacce fino a tarda ora, l’isola pedonale è stata rimossa e i vigili sono andati via.
Nel nostro palazzo è finito il via vai di stranieri dal buffo accento.
E vi dirò che (un po') rimpiango quella settimana di follia.
(Quasi quasi) rimpiango il caos nelle strade, il traffico fermo, l’auto bloccata nel box, i cocci di vetro e i rifiuti alla mattina sulla strada (beh forse questi no).
Rimpiango soprattutto il sentirsi parte di un evento.
Poi possiamo discutere finchè volete della qualità delle installazioni, delle proposte, degli spazi espositivi.
Ognuno poi ha i suoi gusti e le sue idee.
Possiamo discutere fino a domani dello stile ‘mordi e fuggi’ di una manifestazione che però rende viva Milano.
E non dite che non ne abbiamo bisogno.
Che non abbiamo bisogno di sentirci un po’ cittadini del mondo.
Io ne ho bisogno e se fosse per me abiterei a Berlino o a Londra. Dove il tuo vicino di casa proviene dall’altra parte del mondo e anche il tuo collega.
E dove la creatività è di tutti i giorni.
E anche gli asili certe volte sono di design.

Non sono del settore dell’arredamento e per me è come andare al luna park.
Ed è quello che più apprezzo della Design Week e del Fuorisalone.
Che si possa entrare liberamente a vedere e toccare.
Anche nei portoni della strada accanto, di solito chiusi, sbarrati agli sguardi indiscreti
Luoghi che hanno fatto la storia di Milano, la storia dei nostri nonni e un po’ anche la nostra
Fabbriche, cortili, edifici immensi.
Che ad un tratto si colorano e si popolano di oggetti strani nati dalla fantasia di un genio o di un pazzo.

Aggiungo.
E’ il momento giusto per portarsi dietro i bambini.
Non lasciateli a casa.
Proprio in questa grande mostra della fantasia e dell’immaginazione.
Dove ogni sogno sembra materializzarsi.
Dove tutti i divani, gli sgabelli, le sedie si possono provare; dove i tappeti si possono sfiorare e i cassetti aprire,
Dove ci sono giochi di luci, schermi che proiettano il cielo, tunnel di marmo e sculture di pongo (questa purtroppo non si poteva toccare sigh)
Pouf di feltro, un signore che fa stampi di ceramica, cucine di legno, vasche enormi ricolme di schiuma morbida, pareti di mosaico e cascate di cristallo.

Dove finalmente ci siamo seduti senza problemi su una sedia che hanno anche i nonni (mica niente, le Corbusier) che però non ce la fanno nemmeno toccare…etticredo!










Nessun commento: