venerdì 25 aprile 2014

Mio nonno ha scritto un libro - #25aprile

Ho già scritto un post su mio nonno, che vi riporto alla fine di questo nuovo post.

Ma oggi è il 25 aprile, Giorno della Liberazione, e ogni volta mi viene in mente lui che per l'occasione metteva fuori sul ballatoio la bandiera italiana.

Mio nonno da giovane era stato un partigiano di città, uno che non era andato sulle montagne, non aveva combattuto, ma aveva aiutato le famiglie dei partigiani di Lodi.
Questo faceva parte del suo essere "fervente comunista di fede" come lui stesso si definiva. Iscritto al Partito Comunista fin dagli albori, aveva ben chiari alcuni punti fondamentali come la giustizia sociale e la libertà d'opinione. Ci credeva e ci aveva sempre creduto e la sua era proprio passione. (come invece non sia riuscito a trasmetterla ai figli e ai nipoti, che invece frequentano assiduamente oratorio e scout cattolici, rimane un mistero)

La sua era proprio passione, tanto da tenere un diario della sua vita, scritto a mano su un vecchissimo quaderno. Scritto nell'italiano di chi aveva potuto studiare poco e parlava il dialetto nella sua vita quotidiana. 

Nel libro racconta episodi della sua vita, tra famiglia e il lavoro (che a volte era difficile trovare o conservare, proprio per quel suo essere attivamente comunista), i soldi che non c'erano mai, le preoccupazioni per il futuro dei figli;  ma soprattutto racconta in diretta alcuni avvenimenti sociali e politici dell'epoca. Rare testimonianze della vita di provincia nel dopoguerra.

Pensate, l'aveva tenuto segreto, o meglio non aveva ritenuto ragionevole parlarne mai con nessuno. Chissà perchè. Forse moglie e figli non lo avrebbero capito (come per altre cose, aggiungo).

A Lodi però negli ultimi anni di vita era venuto in contatto con uno storico della Resistenza, il prof. Ongaro, a cui addirittura aveva prestato il diario da leggere e che aveva pensato di farne un libro.
Per caso siamo venuti a conoscenza di tutto ciò, per puro caso, e un paio d'anni dopo la morte del nonno, abbiamo avuto il piacere di veder pubblicato il libro.

Anche noi tutti i 25 aprile, mettiamo sul balcone la bandiera italiana, ricordando il nonno e tutti coloro che credettero e credono in un mondo nuovo e diverso.



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martedì, 29 giugno 2010
Il nonno

Oggi non so perchè mi manca mio nonno Ferruccio.
Non so perchè, ma mi è venuto in mente che certe volte ci insegnava a giocare a briscola. Era, come dire, un cultore della materia. All'osteria dove andava a giocare a carte con i suoi amici non lo batteva nessuno.
Mio nonno leggeva l'Unità, che andava a comprare in bici all'edicola della stazione a Lodi, perchè era la prima che apriva alla mattina (alle 6). Lo leggeva proprio tutto, e in questo era profondamente diverso da mia nonna, che invece guardava la televisione e basta.
Mio nonno aveva fatto l'operaio in vari posti, durante la guerra faceva il partigiano di città (aiutava le famiglie di quelli che erano partigiani in montagna), si nascondeva l'Unità sotto la camicia, prendeva la bici e via.
La cosa che gli era sempre stata a cuore era che sua figlia, mia mamma, potesse studiare perchè non voleva che facesse la vita delle mondine o delle operaie della filanda.
Il nonno era stato uno dei primi iscritti al PCI nel 1921 ed era stato fondatore della Società di Cremazione. 
In chiesa era entrato una volta sola, per accompagnare mia mamma all'altare e forse, prima, al matrimonio di mio zio (ma non ne sono tanto sicura). Dopodichè se ne stava fuori, come quasi tutti gli uomini di certe epoche, e diceva che gli dava fastidio il profumo dell'incenso.
Per ringraziarlo la nonna, quando è venuto il suo momento, gli ha organizzato un bel funerale religioso e non l'ha fatto cremare. Veramente-di-coccio-mia-nonna.
Mio nonno quando andavamo a Lodi non pranzava mai con noi, pranzava prima e poi si faceva un sonnellino. Per noi ragazzini - forse facevamo già le medie - preparava le pesche al vino.
Ogni tanto stava sdraiato sull'ottomana (divano) e poi faceva "Clara! Ciau!" e guardava il telegiornale, osteggiato dalla nonna che voleva vedere altro.
Certe volte quando eravamo molto piccoli ci portava a fare un giro nei campi dietro il Pratello e lungo la roggia, prima che costruissero indegni palazzoni di cemento.
Mio nonno a Natale e a Pasqua non veniva mai a casa nostra. Veniva solo mia nonna. Come non è venuto mai a trovarci a Roma, nei 5 anni che ci abbiamo abitato. Semplicemente non voleva muoversi da casa sua. Diceva che ognuno è fatto a modo suo e se gli volevamo bene dovevamo accettarlo così. E infatti così facevamo. Non così la famiglia di mio zio che erano -e sono- degli emeriti rompiballe.
Ho un'unica immagine di mio nonno a casa nostra, avrò avuto si e no quattro anni, e lui ci portò in regalo l'enciclopedia per bambini "I Quindici". La memoria è labile e il ricordo rarefatto, ma secondo me era proprio mio nonno.
Al funerale non sono andata. Ero partita per un campo scout a Colico, mia mamma mi disse che se non fossi riuscita ad andare non faceva nulla. Ma invece faceva, e adesso dopo quasi 20 anni mi dispiace un sacco non esserci stata. Il nonno mi avrebbe capito e spero che mi perdoni.

Sabato siamo andati ad un parco acquatico vicino a Lodi. Proprio nel paese dove è nato mio nonno. Forse è per questo che mi è venuto in mente. Mi piacerebbe sapere in quale casa del paese è nato. Ma nessuno lo sa più ormai. Forse era una cascina nella campagna. Ma mi fa una certa impressione che i suoi pronipoti tornino nei suoi luoghi grazie ad una piscina con gli scivoli. Strana la vita.

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