venerdì 18 novembre 2011

sabato, 28 novembre 2009

da Mammagiramondo_Blog Candy Prenatalizio

Su ispirazione del vulcanico blog di Mammagiramondo e in attesa di ospitare Stanley (ricordate?) a casa nostra, partecipo al Blog Candy Prenatalizio perchè ho amato già da subito il premio in palio. Una pista di feltro portatile per le macchinine che farebbe impazzire CiccioPao e FranzBello.
Ecco il link!
http://mammagiramondo.blogspot.com/2009/11/blog-candy-prenatalizio.html

giovedì, 26 novembre 2009

Il Muro di Berlino / 2

La cosa che più mi ha impressionato quando nell'87 andai a Berlino erano le croci bianche di coloro che erano morti nel tentativo di fuggire dalla DDR. L'ordine era tassativo per le guardie lungo la cortina. Sparare a vista senza avvertimento. Crudele. Ingiusto. Tremendo. E al Museo del Check Point Charlie che esisteva già allora e che già allora era meta di un incredulo pellegrinaggio si leggevano le storie di coloro che scavando tunnel, lanciandosi con carrucole, infilandosi nei bauli delle auto e in mille altri modi avventurosi e pericolosi erano riusciti a scappare all'Ovest. Molti non ce l'avevano fatta e molti erano giovani. Io avevo 17 anni e mi sembrava incredibile che uno Stato potesse limitare così la libertà dei propri cittadini.
Le lettere di Anja arrivavano in Italia aperte e censurate. Ma vi assicuro che ci raccontavamo cose da adolescenti e non facevamo spionaggio internazionale...Ai Berlinesi dell'Est venivano garantiti la casa, l'istruzione e il lavoro. Però magari il tuo vicino o un tuo stesso parente o familiare era della Stasi e ti spiava contando anche quante volte andavi in bagno al giorno o quante volte di grattavi il naso.
Dopo lunghe trafile ottenevano un'auto (la Trabant) e non potevano viaggiare se non nell'Europa dell'Est. A scuola il russo era materia obbligatoria e Gisa e Renata mi hanno raccontato che era un incubo. Nei negozi si poteva scegliere tra una selezione limitata di prodotti e non esisteva la pubblicità. La costruzione del Muro aveva diviso per anni famiglie e amici e i familiari di chi riusciva a passare all'Ovest venivano poi spesso interrogati e controllati a vista.
Dopo la caduta del Muro molti erano rimasti senza lavoro e l'impressione - molto reale - era quella di essere i cugini poveri dei Tedeschi dell'Ovest.
Ancora nel 1995 a Chemnitz le operaie delle industrie tessili in crisi erano state re-impiegate sugli scavi archeologici, il pensionato universitario aveva bagni e docce comuni per uomini e donne (...) e il carattere della città era molto Ossis. Tuttora - lasciato a memoria imperitura - un enorme faccione di Marx in bronzo campeggia in una delle piazze della città. D'altra parte la città fino al 1989 si chiamava Karl-Marz Stadt........

Per gli anziani la caduta del Muro deve essere stata davvero un colpo. La DDR era un'idea in cui molti avevano creduto e sperato. Ma per molti giovani dell'Europa dell'Est è stata l'alba di una nuova vita.
Di Anja Gramsch purtroppo non so nulla ma immagino che sia ancora a Berlino anche se spero per lei che sia riuscita a girare l'Europa. Gisa alla fine delle superiori è andata in Islanda con un programma di volontariato internazionale e adesso lavora alla Freie Universitaet all'Istituto di Lingua Islandese. Renata Popiolek subito dopo la laurea a Cracovia ha diretto scavi in Germania, Svizzera e Lussemburgo. Ha sposato Jerome in Francia e tra una settimana li andremo a trovare a Metz. Anna Wosiak è rimasta a Jelcz in Polonia, ma ha studiato Germanistica e Italianistica. Ildiko Bosze di Budapest ha lavorato sugli scavi in Germania e in Medio Oriente, ha sposato Ralph e adesso lavorano e vivono a Francoforte. Mariusz dopo la laurea a Cracovia ha fatto la tesi a Tel Aviv e ha lavorato in Giordania. E di tutti gli altri ragazzi e ragazze polacchi, ungheresi, lituani, croati, sloveni che ho conosciuto a Tautavel, al Lazaret e a Chemnitz immagino che abbiano trovato una nuova patria o sicuramente stimoli per fare qualcosa di nuovo e di quasi internazionale.

postato da: claramarina alle ore 09:03 | link | commenti (3)
categorie: vita da mamma, luoghi del cuore, che bello il mondo
martedì, 24 novembre 2009

Internet for Peace_Sign Up

Aderisco in questi giorni ad un'iniziativa interessante che sta avendo un certo successo nel mondo dei media e del web. Si tratta di votare per candidare Internet al Nobel per la Pace.
Un Nobel per ciascuno di noi!

We have finally realized that the Internet is much more than a network of computers. It is an endless web of people. Men and women from every corner of the globe are connecting to one another, thanks to the biggest social interface ever known to humanity. Digital culture has laid the foundations for a new kind of society.
And this society is advancing dialogue, debate and consensus through communication. Because democracy has always flourished where there is openness, acceptance, discussion and participation. And contact with others has always been the most effective antidote against hatred and conflict.
That's why the Internet is a tool for peace.
That's why anyone who uses it can sow the seeds of non-violence.
And that's why the next Nobel Peace Prize should go to the Net.
A Nobel for each and every one of us.


http://www.internetforpeace.org/manifesto.cfm

http://www.meetthemediaguru.org/
postato da: claramarina alle ore 11:35 | link | commenti (1)
categorie: vita da mamma
giovedì, 12 novembre 2009

Il Muro di Berlino / 1

A Berlino sono stata 5 volte. La prima volta era il 1987, il Muro c'era ancora e nessuno pensava che in paio di anni tutto sarebbe cambiato. Ci eravamo arrivati in macchina con i miei genitori lungo l'autostrada Norimberga_Berlino che passava in mezzo alla DDR e dalla quale non si poteva uscire senza permesso. L'intenzione era di andare a trovare un 'amico di penna' di quando mia mamma era alle superiori che alla fine degli anni '50 si era spinto zaino in spalla in viaggio fino a Lodi (e al Pratello lui e il suo amico avevano piantato la tenda nella corte centrale). Dopo la costruzione del Muro si era trovato a vivere nella parte Est e ciao bella ciao.
Sua figlia Anja - mia coetanea - aveva scritto dopo anni all'indirizzo dei miei nonni e così avevamo ricostruito storie volti e nomi. Lei mi scriveva in tedesco e io le scrivevo in inglese. Le sue lettere venivano spesso aperte e censurate, le mie forse anche.
Dunque. Arrivati a Berlino nell'agosto 1987 - senza nessun preavviso, come sono soliti fare i miei - avevamo deciso di passare una giornata nel settore Est. Al Check Point Charlie la nostra povera Fiat Ritmo color salvia (sic!) fu perquisita dentro e fuori (e sotto con uno specchio che venne fatto passare sotto la carrozzeria). Ci fu chiesto perchè andassimo a Est, fummo costretti a cambiare un certo tot di marchi occidentali in marchi dell'est (che poi spendemmo tutti al ristorante sotto la FunkTurm), ci fu chiesto di lasciare all'ovest tutte le riviste e i giornaletti che avevamo in macchina e che ci avevano accompagnato nel viaggio fin lì (col cavolo che le abbiamo lasciate all'ovest, abbiamo convinto il giovane soldato che ci servivano per il viaggio di ritorno....ganzi no? forse c'era già qualche crepa nel Muro....). E così entrammo a Berlino Est. Era Agosto ma c'era pochissima gente in giro. Pochi negozi dalle vetrine un po' tristi. I turisti solo nei punti clou come il Pergamon Museum sull'Isola dei Musei. Nel pomeriggio ci siamo addentrati nella città e siamo andati a citofonare ai Gramsch. Non c'erano. La vicina di casa apre la porta e un po' timorosa davanti a stranieri occidentali e sconosciuti ci dice che sono al Garten (il piccolo appezzamento di terra in campagna, in concessione a ogni famiglia - dell'est ovviamente). Non li avevamo avvisati, era agosto e forse era anche domenica. Inoltre chi avrebbe mai pensato di arrivare fin lì? Li aspettiamo al parchetto sotto casa invano. Torniamo all'Ovest senza averli incontrati. Non faccio nessun commento di nessun genere sul fatto di aver fatto 1600 km per andare a trovare delle persone senza averle avvisate e senza essere riusciti ad incontrarle. Tuttavia il viaggio a Berlino mi ha segnato. Dopo quell'estate ho letto tutto quello che potevo sulla DDR e su Berlino divisa. Negli anni successivi ho pensato anche che la mia vita avrebbe potuto essere lì. Ci sono andata vicino quando ero a Chemnitz. E probabilmente a Berlino ci sarebbe stato posto per me, giovane archeologa routard.

Sono tornata altre quattro volte.
1992 durante un corso di tedesco a Ludwigsburg il Goethe Institut propose un lange WochenEnde a Berlino. Fu uno shock passare con l'autobus sotto la Porta di Brandeburgo e Berlino era già un fermento di nuove costruzioni.
1995 ci tornai ben due volte da Chemnitz. Una con gli amici di Giacomo e una ospite di Gisa, una ragazza conosciuta due estati prima a Tautavel.
1999 in vacanza con il papàprof (che allora non era nè papà nè prof ma solo il mio fido fidanzato). Ormai Berlino era diventata la capitale, la Potsdamer Platz era quasi terminata e noi abbiamo girato senza sosta per una settimana tra monumenti e musei famosi, tra mercati turchi e cortili dimenticati, vecchi quartieri ancora e sempre Ossis, parc
hi e canali. Siamo riusciti a salire sulla cupola del Reichstag la mattina dell'eclisse di sole, abbiamo mangiato il kebab a kreuzberg e abbiamo comprato al mercato i bicchierini turchi per il te. Abbiamo passeggiato lungo la Spree, abbiamo visto il quartiere Olandese eil SansSouci di Potsdam. E siamo andati ovviamente al Pergamon Museum.

I Gramsch non li abbiamo mai più cercati. Ma soprendentemente ci hanno trovati loro. Dopo la caduta del Muro, nel gennaio '91 o '92 durante un viaggio in Svizzera sono venuti a Milano in treno in giornata. Incredibile. Da allora non abbiamo più avuto loro notizie. Anja non l'ho mai incontrata. L'ho cercata recentemente su Facebook ma l'unica che ho trovato purtroppo non è lei.


Un cheese cake per festeggiare

L'altra sera per festeggiare i miei "x alla n tendenti all'infinito" anni ho invitato le mie amicae ad un corso di cheese cake in quel posto magico che è la California Bakery di Pza Sant'Eustorgio. E' stata una serata divertente e abbiamo imparato un sacco di cose. Purtroppo non abbiamo potuto portare a casa il nostro (ehm) capolavoro ma la lezione prevedeva alla fine una degustazione (di cheese cake of course) che ci ha molto soddisfatto.
Qui sotto vi ho scritto la ricetta. La proverò anche io quando avrò....ah ah ah....due o tre ore di tempo libero.


CHEESE CAKE
INGREDIENTI:


Per la base
300 gr. di biscotti secchi digestive (non è detto che li dobbiate usare tutti)
1/4 di cup di zucchero bianco cioè circa 60 grammi
175 gr. di margarina/burro a seconda del gusto
cannella quanto basta
pochissimo miele

Per la crema

360 gr. di Philadelphia
250 gr. di ricotta
1/2 cucchiaio da tè di scorza di limone fresco
un goccio di estratto di vaniglia
4 uova
200 gr. di zucchero bianco
150 gr. di panna liquida o crema di latte
40 gr. di yogurt bianco
1/2 cucchiaio da tè di farina bianca

Fare la base
Frullare i biscotti secchi, in modo da avere una polvere. Aggiungere la margarina sciolta a bagnomaria (va bene anche nel microonde), lo zucchero, la cannella e il miele.
Impastare il tutto al fine di ottenere un composto granuloso, facile da maneggiare.
Rivestire le pareti e la base dello stampo. Sulle pareti lo spessore deve essere di circa 1 cm .
Per fare sì che il composto aderisca perfettamente alle pareti, aggiungere un po più di miele all'impasto rispetto alle indicazioni date.
Fare la crema
Mischiare in una ciotola il Philadelphia, la ricotta, lo zucchero, la vaniglia e la scorza di limone fino ad ottenere una crema omogenea. Successivamente aggiungere le uova una alla volta e girarle LENTAMENTE. Per finire aggiungere lo yogurt, la farina e la panna fresca.
Cuocere e assaggiare!
Versare la crema nello stampo e infornare a 160° per 55 minuti, nel forno già caldo.
Alla fine della cottura fare riposare circa 3 o 4 ore in frigorifero.
Da gustare fredda eventualmente guarnita con crema di cioccolata fondente o di frutta fresca (fragole, frutti di bosco).

domenica, 08 novembre 2009

40 tutti miei


Ragazzi, tutti miei questi 40 ! ! !
E avevo anche organizzato una festa ma CiccioPao si è impegnato a dovere e ieri mattina aveva la febbre. SMS a go-go per annullare tutto e consoliamoci che almeno piove... Così ripenserò i festeggiamenti e li modellerò a prova di post-neonati bonzi.

Il regalo più bello è stata la nascita della mia nipotina Cecilia venerdi mattina. Per varie peripezie non sono riuscita ad andare all'ospedale a vederla (ma tanto in questo autunno di pandemie era rigorosamente dietro il vetro della nursery), però le ho promesso che i prossimi anni festeggeremo sempre insieme!

Sempre che CiccioPao non si ammali!!!!

postato da: claramarina alle ore 14:04 | link | commenti (10)
categorie: vita da mamma, tanti auguri a te
martedì, 03 novembre 2009

Halloween e dintorni

Quest'anno FranzBello non ha chiesto la zucca da scavare e noi l'abbiamo bellamente ignorato sperando che non la chiedesse all'ultimo momento...
Però l'Andrea e sua sorella hanno organizzato nel loro condominio un giro di "Dolcetto o Scherzetto" e FranzBello si è aggregato con il suo -solito ma bello- costume da Mago Merlino e si è divertito un sacco. E' tornato a casa raggiante con la sua borsetta piena di caramelle, biscotti e cioccolatini,
un dolcetto a forma di zucca ridacchiante e alcuni vermi dolci e gommosi che facevano venire l'orticaria al solo vederli.
Raggiante. E' la parola giusta.
Sono d'accordo che Halloween non è una festa italiana etc etc ma non sono d'accordo nel demonizzarla. Magari può sdrammatizzare un po' _almeno per i bambini_questi cupi giorni dei morti in cui gli adulti girovagano per cimiteri con parenti e affini ad accendere lumini, spolverare marmi, e a cambiare i fiori nei vasi.
A Verrua la nonna e gli zii coltivano grasse zucche padane che allietano i mostri (ah ah lapsus...i NOSTRI) risotti tutto l'inverno.
Abbiamo chiesto di gettare anche qualche seme di zucca americana 'tipo halloween' così l'anno prossimo in mezzo alle umide brume, sotto l'argine del Po, con i cuginetti avremo da fare mentre i patriarchi dopo la visita al cimitero si dedicano al maiale con i ceci.

Per quanto mi riguarda purtroppo l'unico cimitero che visito è quello della famiglia del papàprof a VerruaPo. I miei avi sono sparsi tra Lodi, Piacenza, San Donato Milanese e Torre del Greco (NA). Mi limito a pregare per loro sperando che vada bene lo stesso.

I miei figli per ora, ma sono piccoli, non hanno il senso del culto dei morti e al cimitero non li portiamo. FranzBello sa che il nonno Carlo è in cielo vicino a Gesù e da là ci guarda e protegge le nostre vite.
Per ora mi sembra che possa bastare.
postato da: claramarina alle ore 10:42 | link | commenti (4)
categorie: franzbello e cicciopao

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