martedì 13 dicembre 2011

Crazy Italians: andata e ritorno Metz

Avere 8 e 4 anni, e partecipare ad un laboratorio sul design, costruire una sedia origami, giocare con altri bambini, in un nuovo museo nel centro dell'Europa. In francese per di più.

Rotolarsi tutti insieme su un prato di tessuto morbido che è un'opera di design e insieme un posto dove giocare.
Fare 1260 km in tre giorni solo per vedere dei cari amici e chiacchierare con loro intorno ad un tavolo con buon vino e ottimo cibo.
Chiacchierare in francese e in inglese con loro che sono così simili a noi che già ci mancano, e sono passati solo due giorni.
Desiderare di incontrarsi più spesso e viaggiare insieme e scoprire cose nuove.
E cucinare insieme e leggere le ricette di natale e ridere fino alle lacrime.
Scambiarsi regali che sanno di posti lontani, di Natali diversi e di abitudini che sembrano insolite.
Che non so proprio se a Milano abbiamo degli amici così.
E parlare di tutto, di arte, politica, archeologia e libri e alla sera giocare a carte con i bambini e contare una volta in francese, una volta in inglese e una volta in italiano (e imparare anche qualche parola di polacco).
Scoprire che Saint Nicolas quest'anno è arrivato con un paio di giorni di ritardo perché così i bambini potessero vivere insieme il momento del risveglio e dell'apertura dei regali.
E guardare i cartoni animati insieme e ridere delle stesse scene e delle stesse battute.
E prendere un libro a caso dalla libreria e scoprire che ce l'abbiamo anche noi ed è piaciuto anche a noi.
E pianificare visite future e prossimi giri tra chiese, siti archeologici, Italia, Francia, e chissà cos'altro.
Amici veri, crazy italians, come dice Renata.
Folli a fare tutta quella strada per poche ore insieme.
Ma se non si fanno follie per gli amici, quanto è triste la vita?
A presto Renata, Jerome, Jeremie et Amelia.
A prestissimo.

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